L'esploratore di sogni

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  1. La sognatrice nell'armadio
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    L'esploratore di sogni


    Per Hanna, mia cara amica e collega di scrittura.

    Camminare di notte non è mai stato tra le mie abitudini, però questa sera non riesco proprio a stare ferma o a restare chiusa in casa, perché sento un'impellente bisogno di aria fresca.
    Ho deciso di scendere e di lasciarmi guidare dall'istinto, facendo muovere le gambe libere da ogni idea e da ogni limite, permettendo così al puro caso di trascinarmi.
    Non riesco bene a capire come, eppure sono già per strada a vagare per i vicoli un po' troppo desertici, a fissare palazzi spenti e troppo distanti e magari a trovare una ragione a tutto questo.
    Non ho mai amato le grandi città, ma sono stata costretta a trasferirmi qui per un futuro migliore, per avere più probabilità di successo, per riuscire a creare una vita più sicura per me e per i miei possibili figli.
    Inseguendo un destino ideale ho sacrificato fin troppe cose, ritrovandomi in una città a me estranea e fin troppo dispersiva, completamente sola ad affrontare il domani e l'ignoto.
    Ho detto addio ad amici e familiari, abbandonando le mie abitudini e dimenticando la spensieratezza tipica del paese, che è decisamente estranea ad una capitale.
    All'inizio ho sperato di ripartire da zero, di rinascere con facilità e superare ogni ostacolo, però a sette mesi dal mio trasferimento sono ancora nella stessa situazione: in stallo.
    Bloccata in un silenzio perpetuo non riesco a crearmi un nuovo presente e vorrei davvero tornare indietro al fatidico giorno della partenza, per poter annullare tutto e poter fermare me stessa e restare così nel mio nido di protezione, dove nulla poteva andare storto, dove niente poteva ferirmi.
    I pensieri sono così pesanti ed inebrianti che all'improvviso noto di non essere più in città, ma di essermi addentrata in un quartiere successivo e di essermi fermata proprio all'ingresso di un parco.
    L'unica cosa che amo di quella città sono i grandi spazi verdi e Vienna per mia fortuna ne è piena; vi sono così tanti prati su cui stendersi e leggere, che la mia gioia è a livelli estremi quando m'isolo in quei magnifici angoli di paradiso.
    Ho esplorato varie volte la zona attorno casa mia, sia per conoscerla bene ed imparare così subito ad orientarmi, sia per scoprire nuovi posti, nuovi negozi e nuovi fantastici parchi.
    Stranamente questo non mi è molto familiare, ma solitamente sono tutti strutturati allo stesso modo e quindi decido di addentrarmi tra le stradine di pietra e gli alberi scuri nella notte.
    Guardare il cielo stellato che si fa spazio tra le chiome ricche di foglie non è così male, potrei anche passare più tempo in questo posto, dato che mi sento stranamente bene.
    In effetti non è una cosa normale e positiva, dato che mi trovo tra alti alberi nel pieno della notte, mentre la luna illumina il mio volto e quando chiunque potrebbe approfittare di me.
    Le grandi città sono così, non sono sicure come i paesini, qui non si conosco tutti di vista e resti un semplice passante in una strada troppo affollata; se scompari dalla circolazione nessuno si accorge della tua assenza e diventi una normalissima ombra dei palazzi imponenti.
    Pensandoci bene non dovrei essere qui, non dovrei essere a girovagare a caso senza motivo, dovrei trovarmi a casa, nel mio letto, magari a riposare e a dormire o a bagnare il cuscino come ogni volta.
    Insomma, questo è proprio il luogo in cui non dovrei essere.
    Eppure, nonostante questa consapevolezza, non riesco proprio a girare i tacchi e tornare indietro, non sento il desiderio di voltarmi ed abbandonare quel luogo così meraviglioso.
    Non ho voglia di fuggire dai possibili pericoli, non voglio più scappare e nascondermi, ma desidero solo restare e continuare a camminare, andando avanti senza mai arrivare a destinazione.
    E mentre la mia mente riprende a divagare, mi guardo attorno in cerca di qualche punto di riferimento, ma i miei occhi vedono solo alberi, foglie scure e molta nebbia.
    Questo dettaglio dovrebbe far sussultare il mio cuore, dato che solitamente le notti a Vienna sono sempre limpide e chiare, tanto da rendere visibile anche una strada deserta.
    Invece in questo momento il mio sguardo non riesce ad andare più in là di qualche metro, ma non ho voglia di fermarmi e quindi cammino con cautela, osservando ciò che i miei occhi raggiungono.
    Procedo a tentoni, ma pian, piano inizio a non affidarmi solo alla vista e cerco di concentrarmi anche su tutti gli altri miei sensi, per riuscire poi ad apprezzare al meglio l'ambiente circostante.
    Il mio udito si affina sempre più, gustando i vari suoni della vita notturna, le singole sfumature della brezza autunnale e sorprendendomi sempre più mi rende un tutt'uno con la natura.
    Il vento leggero, i grilli che cantano alla luna, le foglie che scricchiolano per farsi notare ed il mio cuore che batte leggero, tutti questi dettagli giungevano chiari e perfetti ai miei timpani gioiosi.
    "Eh no! Così non può funzionare! Capperini..."
    Una voce, quella è decisamente una voce ne sono certa; mi guardo attorno in cerca di un'altra persona, pronta a capire la sua posizione e magari ad aiutarla in caso di difficoltà.
    Di certo è molto tardi e non è abitudine comune vagare per i parchi a quest'ora, quindi non ha molto senso fare amicizie in questo luogo o fare incontri inusuali.
    La gola mi si secca all'improvviso, la mia mente comincia a metabolizzare l'idea che quell'uomo possa essere un pericolo per la mia persona e che quindi non dovrei incontrarlo, ma dovrei solo voltarmi e tornare a casa, nel mio letto, al sicuro.
    Eppure i pensieri ed i timori vengono annullati dall'improvviso diradarsi della nebbia, che lenta scivola ai bordi del viale e mi concede di procedere nel mio cammino solitario.
    "Chi va là? Chi sei?"
    Chiedo con sicurezza; non posso lasciare un uomo solo di notte, soprattutto a quest'orario e con questa poca visibilità. I miei pensieri sono abbastanza folli lo ammetto, infondo un uomo adulto può sopravvivere in un parco ed inoltre io stessa sono in questa medesima situazione e per adesso sono ancora viva e vegeta, libera di tornare alla mia dimora quando più mi aggrada.
    Le mie domande però non ricevono risposta e le preoccupazioni aumentano, creando nella mia mente l'idea che quello sconosciuto sia a terra svenuto, oppure appeso a qualche ramo di un alto albero in estrema difficoltà.
    "Ehi! Mi senti?"
    Accelero il passo con decisione, pronta a scattare in una corsa contro il tempo se necessario, ma lentamente la nebbia tende a scomparire, rivelandomi così la posizione dello sconosciuto.
    È un uomo sulla trentina dai morbidi capelli mossi color cioccolato, dall'aspetto instancabile e fin troppo indaffarato, come se non si fermasse mai un minuto a riposare.
    Non l'ho mai visto prima d'ora, ma ha un non so che di affascinante, di misterioso, che mi attrae inesorabilmente e che m'incanta anche da lontano; voglio avvicinarmi e capire chi sia.
    "Mi scusi... salve..." la mia voce s'incrina inaspettatamente e tutta la sicurezza accumulata scompare in un istante, forse perché ora sono più vicina e lui sta alzando il suo sguardo su di me, mostrandomi così i suoi incantevoli occhi smeraldo che mi spezzano il fiato.
    Quello sguardo a me così sconosciuto è straordinario, è pieno di bellezza e d'incomprensibile e m'inghiotte in una spirale di emozioni assurde, come se in realtà lo conoscessi da sempre.
    "Oh, oh! Una viaggiatrice errante! Solitamente se ne vedono poche in giro di questi periodi, ma tu a quanto pare hai una mente molto acuta!" La sua voce è un continuo gioco di acuti improvvisi, come se fosse generata da un ripetuto movimento ondulatorio; il suo corpo invece fa movimenti e gesti eleganti e curiosi, che generano in me fin troppe domande.
    Mi soffermo a scrutare per un attimo il suo abbigliamento e questo mi aiuta a comprendere tanti dettagli su di lui: ha un pantalone comodo di un marroncino molto scuro, la camicia dalla strana fantasia dorata è di un verde non ben definito e sopra la giacca abbastanza rovinata si coordina alla parte inferiore del vestiario. Il tutto è completato da un buffissimo fazzoletto dalla forma curiosa posto al suo collo e da delle scarpe alquanto vecchie.
    Di certo è un personaggio singolare, non è come tutti gli altri uomini e nemmeno come gli altri umani, probabilmente è solo un povero pazzo ed io di certo non posso abbandonarlo al suo destino.
    "Viaggiatrice errante? Oh, no, io vivo in zona, avevo solo voglia di fare due passi."
    "Il cammino non è mai sinonimo di "due passi", è sempre un lungo viaggio! E di certo se nasce in te proprio questa sera, significa solo che hai qualcosa in comune con me... bisogna solo capire cosa..."
    Il suo tono vocale cala all'improvviso e lo rende così molto più serioso ed affascinante di quanto non sia mai stato fino ad ora; le sue sopracciglia si piegano in un'espressione pensosa, come se una questione importante e complicata gli attanagliasse la mente.
    I suoi occhi stranamente splendenti alla luce della luna mi fissano ed il mio cuore batte troppo rapido per essere davvero tranquillo, trascinandomi quasi in uno stato di panico puro.
    "In comune? Ma se ci siamo appena incontrati!"
    "Oh, no mia cara, questo non è il nostro primo incontro, questo è soltanto uno dei tanti saluti impacciati, ma il vero contatto arriverà presto."
    Con quelle parole raddrizza le spalle e fa un piccolo buffissimo saltello sul posto; quelle frasi appena dette lo rendono solo più folle di quanto non sia già, eppure ai miei occhi appare solo come un semplice uomo dalle idee e convinzioni un po' strambe.
    Non ho assolutamente paura di lui, anzi, mi sento quasi protetta da quel velo di mistero e confusione che ci avvolge, però la mia mente ha bisogno di certezze per rassicurarsi e quindi non posso resistere dal porgli qualche quesito.
    "Presto? No, davvero io non la conosco, signore, e poi cosa potremmo mai avere in comune?"
    "Il tempo, mia cara. Siamo accomunati dallo stesso crudele tempo, che, nel nostro caso, è quello giusto per arrendersi."
    La sua frase mi fa morire le parole in gola e comincia a rimbombare nella mia testa come un suono dalla natura cacofonica, che man, mano che si ripete diventa sempre più insistente e spiacevole.
    In fondo ha ragione, io dovrei soltanto arrendermi e tornare da dove sono venuta, perché non ho speranza di successo se resto in un abisso di monotonia e non ho neanche una possibilità di salvezza se non mi decido sul da farsi.
    Però non capisco come lui possa conoscere i miei tormenti e come questi possano legarmi ad un personaggio così singolare e a me sconosciuto; non l'ho mai visto in giro per Vienna e non l'ho nemmeno mai incontrato in passato.
    Eppure, prima che la mia mente parta per un viaggio ai limiti della razionalità, ecco che lui riprende a parlare col suo tono saccente e comincia a creare strani giochi mentali.
    "Noi dovremmo solo arrenderci in effetti, tu con le tue difficoltà in questa strana dimensione, così lontana da casa tua e così diversa dalla tua natura, ed io con la mia inadeguatezza a comprendere pienamente questa stupida macchina!"
    Nella parte finale il suo tono s'indurisce ed arriva ad urlare contro quell'oggetto molto simile ad una vettura, che fino a questo momento gli ha rubato troppe attenzioni. Grazie a questa sua reazione posso guardare meglio quello strano e curioso elemento, che fino ad ora non avevo ancora osservato bene ed a cui non avevo prestato troppa attenzione.
    A prima vista sembra una particolare vettura costituita da una poltrona, ovvero il posto di guida, da un timone circondato da strani pulsanti ed indicatori, ovvero il manubrio di una normalissima auto, e concludendo strani tubi di scarico che si attorcigliano convulsamente attorno lo spazio del guidatore, per arrivare poi sia nella zona anteriore, che in quella posteriore della vettura. La cosa più curiosa che attira la mia attenzione è sicuramente la mancanza di ruote ed ovviamente non riesco a comprendere come possa muoversi un mezzo simile.
    Mentre cerco di analizzare al meglio quello che ai miei occhi appare solo come un rottame, lo strano sconosciuto ha incominciato a prenderlo a calci nel banale tentativo di farlo funzionare. Di certo non riesco a capire che funzione abbia quello strano oggetto, se è possibile definirlo in questo modo, però sento la necessità di comprenderlo.
    "Mi scusi, ma... cosa dovrebbe essere?" appena quelle parole lasciano le mie labbra, la strana macchina comincia a borbottare per poi rilasciare della densa e corposa nebbia. Subito la mia mente viaggia a pochi minuti che hanno preceduto questo incontro e crea le immagini del mio cammino nel parco, ostacolato da quell'elemento atmosferico così insolito per quella città.
    "Una macchina per la nebbia per caso?" la mia domanda, molto più simile ad un'affermazione in effetti, è più che lecita dato che è nata dalle cose che ho appena visto. Lo sconosciuto non perde tempo a fissarmi con aria truce, per poi però ammorbidirsi e ridere di gusto; il suo atteggiamento mi sta innervosendo, anzi, m'infastidisce, sembra come se mi stia prendendo in giro.
    "Una macchina per la nebbia? Sminuisci così la mia creatura? Beh, probabilmente la tua razionalità blocca la tua immaginazione e non posso essere io la chiave per la porta della tua mente. Presto i tuoi occhi cominceranno davvero a vedere, ma non è questo il momento."
    Dondolando si riavvicina nuovamente a quella stranissima vettura immobile e comincia ad osservare attentamente ogni singolo "tubo di scappamento", affermando poi con aria divertita: "Cerchiamo di far partire questa macchina della nebbia". Ovviamente conclude il tutto con una risata estrema che quasi lo spinge a piangere e colpisce duramente il mio ego, non sopportando persone troppo sarcastiche sul mio conto.
    Il suo atteggiamento saccente m'infastidisce, non posso di certo conoscere ogni cosa ed ho tutto il diritto di fare delle supposizioni, quindi non capisco tutta questa ironia. Odio profondamente quest'uomo per il suo assurdo comportamento, eppure continuo a provare per lui emozioni contrastanti, perché allo stesso tempo sento di provare nei suoi confronti un sentimento molto più profondo, molto più caldo del semplice affetto o della pura simpatia.
    Purtroppo ho un carattere difficile ed non tollero le persone che si comportano o che si credono superiori, quindi ora come ora voglio solo mettere in difficoltà questo miserabile dagli occhi troppo belli e dal sorriso molto interessante.
    "Beh, di certo possiede cose singolari."
    "Oh, smettila di darmi del lei, non sono mica una donzella! Dammi del tu e comincia ad essere te stessa, senza preoccuparti di possibili complicazioni."
    La sua richiesta mi spiazza, soprattutto perché non abbiamo davvero confidenza e non siamo così amici da poter essere confidenziali; inoltre sono sempre stata una persona scostante ed educata, che non riesce ad essere schietta con gli sconosciuti, eppure con questo individuo sento di poter liberare lingua e pensieri, senza dover trattenere ogni affermazione.
    "Va bene, scusami." sottolineo con decisione l'ultima parola, così da fargli notare che ho appena preso in considerazione l'ultima sua affermazione e che l'ho già messa in pratica.
    Ormai sono dentro il suo gioco, quindi tanto vale cominciare a mostrare tutte le carte e così mi decido a rilassare ogni muscolo e ad essere davvero me stessa. Da troppo tempo non lo sono, da troppi mesi nascondo la mia natura allegra e cordiale, da troppi giorni ho anche dimenticato cosa significhi sorridere e stare in compagnia degli amici ed adesso sono stanca.
    Sospiro e mi avvicino a quella buffa macchina che si ostina a non collaborare, provando almeno a comprendere il suo funzionamento di base.
    "Ma sei sicuro di sapere come si usa?" la mia domanda è assolutamente legittima dato che ho moltissimi dubbi sulle conoscenze di quel personaggio; la sua follia è a livelli visivi e questo mi fa tranquillamente credere che non conosca davvero certe cose e che sia invece solo convinto di poter far funzionare un "veicolo" senza ruote e senza traino.
    "Così mi offendi, signorina! Certo, ho usato questo mezzo di trasporto una decina di volte e solo per viaggi relativamente brevi, ma so per certo cosa serva per farla funzionare nelle varie dimensioni! In quella Primaria basta semplicemente la gioia, in quella Secondaria invece serve un po' di fantasia mista ad immaginazione, nella dimensione Bestiale serve ferocia ed in quella Carnale... beh, non serve che sia io a spiegartelo."
    Il suo ragionamento non ha assolutamente senso, nomina strane dimensioni che io non conosco e non riesco assolutamente a focalizzare, ma posso solo ascoltare e provare a non ridere. Ormai sono estremamente convinta della sua pazzia, che si sta rivelando anche abbastanza grave, però sono stranamente affascinata da quell'individuo dalla mente così aperta e diversa.
    Improvvisamente, mentre parla senza freno e vomita parole incomprensibili, i suoi occhi si spalancano e tutto il suo corpo rallenta, per poi fissarmi incredulo e sussurrare.
    "A meno che..."
    Lo guardo senza comprendere la sua ultima intuizione e cerco di seguire almeno il suo corpo, che svelto si è fiondato sulla strana vettura alla ricerca di qualcosa.
    "Cosa stai facendo? A meno che cosa?" le mie domande restano sospese nell'aria per alcuni secondi, senza però trovare alcuna risposta davvero esaustiva.
    "Mi serve il Manuale! Spero di averlo ancora con me... andiamo... " rapido fissa i molteplici pulsanti che circondano il timone e muove piano le mani, quasi come se stesse suonando su un pianoforte invisibile ai miei occhi; dopo una piccola ricerca finalmente s'illumina e preme con vigore un bottone dal colorito bluastro e sotto la poltrona si apre un cassetto nascosto, dal quale poi tira fuori un grande e pesante volume consunto.
    "Il Manuale? Cosa sarebbe? Seriamente devi leggere le istruzioni per questo rottame?"
    "Questo non è un rottame e, dato che l'hai definita in quel modo poco fa, chiameremo questo volume "Il Manuale per la macchina per la nebbia"! Ti piace? Ci servirà!"
    Più resto con questo uomo e più vengo inglobata dalla sua totale follia, che pian, piano però comincia a piacermi e a divertirmi, nonostante accadano cose singolari e difficilmente definibili. Sicuramente non ho voglia di andarmene proprio ora, dato che sono molto incuriosita da quel libro così particolare: la copertina è spessa e rigida, arricchita da varie rotelle e numeri in rilievo, la scritta è in caratteri molto difficili da leggere, tanto da apparire come una lingua a me sconosciuta e mi chiedo se non sia davvero così, dato che ormai non riesco più a trovare della razionalità. Le pagine sono abbastanza ingiallite dal tempo e sembrano essere sul punto di sbriciolarsi ad ogni tocco, infatti il mio nuovo "compagno di una sera" le sfoglia con molta cura alla ricerca di ciò che gli interessa e che gli serve in quel momento.
    Noto con piacere che quel volume è pieno di strane figure, molte delle quali rappresentano la vettura mal funzionante ed altre che invece sembrano proprio delle immagini fantastiche, però sono tutte disegnate molto bene, definite nel dettagli e davvero affascinanti.
    Purtroppo però non ho ancora capito la necessità di quel volume e quindi ritorno sui miei passi e sulle mie affermazioni, sperando così di ottenere una risposta.
    "Non mi hai più risposto... a meno che cosa?"
    "Ah attendi! Certo che sei alquanto impaziente." continua ad ignorarmi ed a cercare informazioni tra quelle pagine scritte a mano e questo proprio non riesco a tollerarlo.
    "Eh? Vuoi rispond..."
    "Sh!"
    Ora mi zittisce anche e dire che è assurdo è quasi limitativo; sono quasi tentata di buttare via tutta la pazienza che ho e di tornare a casa mia, dato che ormai sono passate minimo un paio d'ore dall'inizio della mia passeggiata in solitario.
    Proprio quando sono sul punto di arrendermi, cosa che avrei dovuto fare da tempo che non riesco proprio ad accettare, lui si volta e mi guarda con occhi lucenti, facendo tremare le mie certezze.
    Le sue iridi sono come una maledettissima calamita che mi attira inesorabilmente e proprio non riesco a capacitarmi, non riesco a comprendere quella strana ed assurda attrazione.
    "Tu! Sei tu il problema... è tutto chiaro!"
    "Cosa? Cosa c'entro io se ti ho appena conosciuto!"
    "Ovvio, è tutta colpa tua! Andiamo, hai solo venticinque anni ed hai la mente di una quarantenne! Dovresti essere nella dimensione Terziaria ed invece sei in quella Avanzata! Mi sembra a dir poco assurdo... e tu dovresti vergognarti!"
    La mia mente non potrebbe essere più confusa di adesso, le sue parole sembrano tante lettere sconnesse a cui non posso trovare un senso, perché semplicemente una logica non hanno. Non solo ho deciso di impiegare il mio tempo per aiutare uno sconosciuto, ma devo anche essere accusata di aver rotto un maledettissimo rottame.
    Sono decisamente stanca di essere invisibile, sono assolutamente stufa di essere il capro espiatorio di colpe altrui e vorrei solamente tornare nel mio amato paesino sperduto e dimenticare tutto.
    "Io non ho fatto nulla di male e tu sei un povero pazzo! Ciarlatano!"
    Non voglio più perdere il mio tempo qui, desidero soltanto vagare ancora un po' senza meta e poi magari tornare a letto e cercare davvero di riposare, anche se non vedrò mai più questo uomo così intrigante e dallo sguardo così desiderabile.
    "Aspetta! Non puoi andartene proprio adesso, certo, sei la causa di tutto, ma sei anche l'unica che può davvero aiutarmi. Darmi del pazzo non è affatto gentile, ma di certo non posso offendermi, dato che le tue parole nascono proprio dal limite mentali che ti sei imposta."
    "Limiti mentali? Quindi ora sarei anche limitata? Disse il pazzo dalle frasi folli..."
    Mi guarda sospirando e si siede sulla poltroncina vermiglia della vettura, forse sono stata troppo dura e scortese, alla fin fine questo tempo trascorso con lui non è stato così negativo, anzi, sono riuscita a pensare alla mia vita, ai miei dubbi, alle mie insicurezze.
    "Ascolta, non avrei voluto farlo, ma mi vedo decisamente costretto. Ora concentrati sulle mie parole e cerca di capirle fino in fondo: io viaggio nel Mondo Onirico, attraverso il suo tempo ed il suo spazio, posso esplorare i sogni di tutti, di uomini, di animali, di ogni essere vivente capace di sognare e di creare così una sua tipica dimensione."
    Non so cosa dire, non so cosa fare, ascolto quelle parole con lo sguardo perso ed i pensieri completamente bloccati, come se fossero stati cementati alle pareti del mio cervello.
    Ed ecco che qualcosa si sblocca, una consapevolezza in me nasce e con eleganza prende forma, fino a esplodermi dentro come un fuoco d'artificio: rido, rido come mai prima ed anche di gusto.
    "O santo cielo, tu vuoi prendermi in giro! No, sei troppo divertente!"
    "Ti avevo detto di ascoltare e capire fino in fondo. Smettila di ridere e fammi finire."
    "Va bene, hai ragione, amo troppo queste storie."
    Magari una possibilità gliela do, almeno posso farmi quattro risate e riesco finalmente a trascorrere qualche minuto con spensieratezza, senza che il dolore ed i dubbi ritornino. Così annuisco gentilmente col sorriso sulle labbra e lo lascio continuare."
    "Già... beh, il mondo onirico si divide in più livelli e la nostra mente li percorre tutti in diversi momenti della nostra vita a seconda dell'età e della mentalità. La dimensione Bestiale per esempio è quella della mente animale, è prodotta dai sogni e dagli istinti degli animali che non usano la ragione e l'intelletto. Subito dopo questa c'è la dimensione Primaria che ospita la nostra mente nei primi anni di vita, quando siamo soltanto neonati e bambini ingenui ed abbiamo desideri molto limitati. Di seguito poi c'è la Secondaria, zona dedicata alla libertà adolescenziale e ricca di emozioni e contraddizioni. Quella più bella poi a mio parere è la Terziaria, quella in cui dovresti essere tu, ovvero la parte più interessante e complicata del Mondo Onirico, ricca di sentimenti, di speranze e desideri, in cui serve solo tanta voglia di vivere per viaggiare. Sicuramente quella più stimolante è la dimensione Carnale, luogo in cui la mente si rifugia per esperienze fisiche ed amorose; non ha limitazioni di età ed infatti è quella più trafficata, c'è sempre un continuo via vai. Tu adesso invece sei nell'Avanzata, ovvero la dimensione dedicata alla mente statica ed anziana, ricca di ricordi, di delusioni, di tempi ormai andati e non più raggiungibili; sei paragonabile ad un'anziana con tante esperienze alle spalle ed hai perso la voglia di vivere, la gioia della giovinezza. L'ultima dimensione è quella più noiosa, almeno dal mio punto di vista, ed è la Pace, limbo di silenzi e di serenità, dove la mente trova solo riposo e non si affatica in sogni contorti; praticamente corrisponde ai vostri "sogni neri"."
    Il suo piccolo monologo mi assorbe completamente e mi affascina, non riesco ancora a prenderlo seriamente, ma, considerando quelle parole come una meravigliosa favola fantascientifica, mi sento attratta ed incuriosita. Sembro una falena davanti ad una potente e fantastica luce, che brilla sempre più forte e che mi rivela ogni piccolo dettaglio; ne sono innamorata.
    Osservandolo meglio, mentre gesticola e spiega appassionato quello strano mondo, non posso negare di trovare lui affascinante e di provare inevitabilmente qualcosa nei suoi confronti.
    "In conclusione tu sei una ragazza di venticinque anni che ha la mente di una quarantenne e sei quindi bloccata nella dimensione Avanzata. Per questo motivo non riuscivo a far funzionare la macchina, perché ogni dimensiona ha bisogno di un "carburante" diverso ed io mi ostinavo ad usare quello della Terziaria, ovvero la determinazione e la voglia di vivere."
    Il sorriso non ha mai lasciato le mie labbra per tutto il suo discorso, eppure mi sta piacendo quest'assurda spiegazione; di certo quell'uomo ai miei occhi adesso appare come un personaggio unico, dalle capacità quasi sovrannaturali e da mille storie da raccontare. Sicuramente sarebbe un ottimo scrittore, inventerebbe delle avventure da far invidia ai più famosi e sarebbe anche molto seguito, dato che ha un fascino singolare e riesce a catturare l'attenzione di chiunque.
    "Quindi... tu saresti un..."
    "Viaggiatore Onirico" odio le persone che m'interrompono, ma almeno mi ha fornito la sua più adatta definizione, aiutando così il mio discorso.
    "Ok e viaggi nei sogni degli altri disposti su più dimensioni."
    "Esattamente!"
    "E non riesci ad andartene da questa perché non hai il carburante adatto."
    "Vedi che non sei così limitata?!"
    Mi sta prendendo in giro, questo è sicuro, ma devo almeno assecondare il suo discorso altrimenti non posso andarmene nuovamente a casa; da folle potrebbe anche cominciare a perseguitarmi.
    Decisa a venir a capo di questo casino, voglio assolutamente aiutarlo nella ricerca e fornirgli il "carburante" necessario per farlo così andar via e completare il suo viaggio.
    "Cosa ti serve allora?"
    "Oh, vediamo subito!"
    Soddisfatto mi sorride e riapre subito quel pesante volume così importante per sfogliare le pagine il più velocemente possibile e fermarsi in un paragrafo preciso. Rapido mi mostra la piccola scritta a mano che non riesco a tradurre, ma comprendo il significato grazie al bellissimo disegno che l'accompagna: piccole perle perfette contornavano l'angolo destro superiore della pagina.
    "Perle?"
    "Per la precisione ricordi in forma concreta, citando poi il nostro Manuale: "Trenta candide perle di vetro colme di ricordi". Un dettaglio davvero delizioso!"
    Riesce a citare perfettamente una delle molteplici frasi contenute in quel capitolo così importante e resto incantata a fissare quel disegno così perfetto e delicato; riesco a sentirlo più mio di quanto non riesca ad immaginare e a comprendere e desidero con tutto il cuore poter davvero sfiorare quegli oggetti così irreali.
    "E dove mai possiamo trovarle?"
    "Perché ti fingi ottusa? Se hai ascoltato attentamente le mie parole di prima, avrai perfettamente compreso la situazione: siamo in un sogno, precisamente il tuo e quindi sei tu l'unica che può far materializzare il mio caro carburante! Concentrati ed apparirà!"
    Questa è decisamente la parte più folle della conversazione e non so proprio come potrei far apparire magicamente trenta perle dal nulla, soprattutto in mezzo ad un parco di notte. L'unica cosa che posso fare è provare e mostrarmi il più consenziente possibile, in modo da dimostrare di averci provato, ma di non esserci riuscita.
    Chiudo gli occhi, inspiro profondamente e le visualizzo: eccole, piccole e perfette nella mia mente, illuminate da una flebile luce che le rende ancora più affascinanti. La voglia di sfiorarle è immensa e sento il desiderio di possederle sempre di più; ormai sono un tutt'uno con quell'immagine completamente astratta e non voglio avere nulla di più.
    "Sapevo che eri tu la chiave di tutto! Non mi sono mai sbagliato sul tuo conto!"
    Apro gli occhi confusa per fissare lo stupore e la gioia del mio compagno folle di avventure, che intanto indica il mio braccio con entusiasmo e mi spinge ad abbassare piano lo sguardo: sono proprio lì, tante perfette perle di vetro piene di una strana sostanza brillante circondano il mio polso e mi abbracciano sotto forma di bracciale.
    "Ma che..."
    Non è possibile, deve per forza essere un trucco perché altrimenti non vi è una spiegazione logica e significherebbe che la sua storia ha assolutamente senso ed è reale. Non voglio accettarlo e non posso abbassare così tutte le difese che mi sono creata, tutta la razionalità che in questi anni ho accumulato per sopravvivere nella gabbia dei leoni. Ho paura.
    Piano mi tolgo quel magnifico gioiello e lo porgo allo sconosciuto che rapido comincia a contare ogni sfera, mentre la mia mente tenta di incolparlo per quel trucco ben riuscito.
    Forse è questo a cui si riferiva prima, forse questo è il mio tempo per arrendermi anche su questo livello, nel decidermi finalmente ad abbandonare questa logica forzata e a tornare alla mia passione per il raro, per i libri, per la fantasia.
    "Trenta perfette perle di vetro..."
    Saltellando apre un cassetto al di sotto del timone ed una ad una vi ripone quei deliziosi gioielli splendenti, che brillano con grazia alla luce della luna. Una volta completato il procedimento ripone il Manuale sotto alla poltrona, poi si accomoda su di essa e preme con decisione un pulsante nero come la pece.
    La macchina misteriosa vibra con decisione, per poi accendersi ed espellere nuovamente del fumo denso che invade l'ambiente circostante.
    "Funziona! Funziona!"
    Tutti gli indicatori attorno al timone s'illuminano magicamente e l'intera vettura si solleva di pochi centimetri dal suolo; l'uomo si sistema con cura la morbida chioma e poi si volta verso di me sorridendo, mentre lo fisso ammutolita ancora in cerca di qualche spiegazione assurda.
    "Ti ringrazio, mia dolce Clara. Senza di te non avrei mai apprezzato una dimensione così particolare e non sarei mai riuscito a liberare la tua mente. Ci vedremo presto..."
    "Aspetta!"
    Lo urlo quasi fosse una supplica, una richiesta di aiuto in un oceano di confusione. Questa notte è stata colma di eventi bizzarri e singolari e non posso dimenticare queste ore così intense, non posso tornare a casa mia e fare finta di niente.
    Sa anche il mio nome, nonostante io non glielo abbia detto, non so chi sia, ma devo assolutamente saperlo ed arrivare alla soluzione di questo folle enigma.
    "Cosa?"
    "Come fai a conoscere il mio nome? Da quando ci siamo incontrati rispondi alle domande con enigmi, ma sembra che tu mi conosca perfettamente. Chi sei?"
    "Io ti conosco da vari anni, sei stata la prima sconosciuta che ho incontrato nei miei viaggi onirici. Spesso abbiamo parlato e scherzato, però le barriere che ti sei creata ti hanno spinta a dimenticare anche i sogni e, quindi, anche me."
    In effetti non ricordo mai i sogni che faccio, sono sempre e solo immagini confuse, sfocate e sovrapposte, che troppe volte mi causano forti mal di testa di prima mattina.
    Eppure mi sembra assurdo far amicizie in sogno e per di più dimenticarlo per stupidi ideali e protezioni, che fino ad oggi mi hanno solo aiutata a sopravvivere.
    "Non mi hai ancora detto chi sei però! Voglio sapere il tuo nome."
    "Timothy Dreamer, Viaggiatore Onirico."
    Il suo nome è tutto un programma e rende ancora più definita quella situazione così incomprensibile; non so se è un nome falso, ma ormai non ho più forze per controbattere e desidero soltanto delle risposte, semplici e concrete che mi aiutino a continuare.
    "Bene, Timothy, come sei giunto a me?"
    "Questa è una questione molto articolata, ma cercherò di essere breve e chiaro perché il mio tempo è quasi scaduto e non potrei intrattenermi oltre nemmeno se volessi.
    Io sono il figlio primogenito di Danny Dreamer e da primo ed unico figlio ho ereditato la sua fortuna, sia in senso economico che in senso puramente pratico, ovvero la possibilità di viaggiare nel tempo e nello spazio onirico. Ci vuole molto esercizio per affrontare correttamente i viaggi ed inizialmente mi esercitavo nelle visioni notturne dei miei familiari e dei miei amici, ma una volta presa coscienza delle mie capacità ho deciso di ampliare il mio raggio d'azione. Così sono giunto in sogni a me estranei e sono arrivato da te, mia dolce e romantica Clara. Prima eri così, ingenua e spumeggiante, senza alcun freno e col sorriso sulle labbra, poi ho cominciato a perdere di vista i tuoi sogni ed ho compreso la realtà. Ero così preso dalla tua mente, dalla tua fantasia che vederla andare in frantumi è stato devastante e non ho resistito. In questo modo ho ripreso a viaggiare e a cercarti nelle varie dimensioni, per poi finalmente trovarti qui, per caso, proprio come ogni volta."
    La sua voce è sempre più familiare ed i suoi incantevoli occhi sono sempre più belli e candidi; il suo racconto è come sempre assolutamente folle, eppure lo sento talmente vicino da considerarlo quasi reale. Non voglio dire addio a quell'uomo, non voglio più limitare la mia vera essenza e la mia mente creativa, gettandomi finalmente sulle mie passioni come un tempo.
    "Ora è giunto il tempo di andare, dato che quello per arrendersi si è esaurito già da un po'. A presto, Clara, non ti farò attendere e diverrò presto il primogenito della tua vita... promesso."
    Con quelle parole interrompe il nostro contatto visivo e si concentra solo su quella moltitudine di pulsanti ed indicatori luminosi, ne preme alcuni in sequenza e così, come se fosse un programma televisivo soggetto ad interferenza, scompare.
    Lui ed il suo rottame sono svaniti nel nulla ed un vuoto sempre più grande nasce nel mio petto, che piano si riempie di tristezza e consapevolezza per quella strana perdita; cado in ginocchio mentre la sottile nebbia mi avvolge e mi lascio cullare da soffici lacrime di rugiada.
    La mia anima è stata prosciugata e la mia mente è stata svuotata, chiudo gli occhi e non sento più nulla, né sete né freddo, voglio solo dormire ed il buio mi stringe.

    Apro gli occhi e vedo solo il bianco del soffitto.
    Ho sempre odiato quel colore smorto ed anonimo, particolare tipico del mio triste e piccolo appartamento, però non ho mai provato a cambiarlo e me ne pento molto.
    Mi alzo piano dal letto sentendomi stranamente affaticata, per poi dirigermi in bagno e guardare il mio pessimo riflesso allo specchio: era un sogno ed era tutto vero.
    Timothy non era un povero pazzo e non mi aveva assolutamente preso in giro, però avevo perso la mia unica possibilità con lui e lo avevo fatto andar via. Quella era l'ennesima cosa di cui mi sarei pentita a breve, perché mi sarei voluta dichiarare rivelandogli quanto amassi quei suoi occhi così straordinari e non l'ho fatto.
    Guardo l'orario e noto di essere puntuale per il lavoro, quindi decido di prepararmi e di uscire per evitare un ritardo inutile ed ingiustificato. Mi trascino di fronte all'armadio e cerco qualcosa di decente da mettere, ma alla fine prendo la prima cosa che capita e la guardo: è un semplicissimo vestito nero, largo ed anonimo. No, stavolta sarà diverso.
    Getto il vestito sul letto e ne prendo uno leggero e divertente color pesca, per poi indossarlo senza pensarci troppo ed uscire a testa alta da quel piccolo buco.
    L'incontro di questa notte ha fatto rinascere in me la voglia di vivere, il desiderio di rivalsa e di resistere, perché le parole di Timothy sono reali e non voglio assolutamente ignorarle. Forse mi trovo in un luogo dove non dovrei essere, in una città a me troppo distante, ma con la forza di volontà posso essere ovunque voglia. Il tempo per arrendersi è finito da parecchio e devo solo accettarlo ed approfittare del mio nuovo periodo: il tempo di combattere.
    Cammino per strada col sorriso sulle labbra, ignorando le persone che mi sfrecciano accanto ed apprezzando la bellezza di quella città che da sempre mi ha attratta e che da troppo mi ha schiacciata. Spedita mi dirigo al lavoro che amo e che nessuno può negarmi, ritrovando finalmente la passione che ho abbandonato come una stupida.
    Entro in libreria ed inspiro profondamente il profumo del mio mondo, della mia amata dimensione che mi protegge da ogni cosa. Finalmente mi sento a casa.
    "Buongiorno Clara, sei di buon umore oggi?"
    "Jen, buongiorno... sì."
    Persino la mia collega, che non mi rivolgeva la parola da circa un mese, mi ha salutata notando il mio cambiamento; mi sono resa da sola invisibile ed ho creato una gabbia con le mie stesse mani, negandomi così la possibilità di volare in alto.
    Sono stata una sciocca e solo ora me ne rendo conto, perché fino ad oggi sono stata accecata dalle troppe paure che mi assillavano e dalle mille insicurezze che mi ancoravano al suolo.
    "Sembri diversa, stai decisamente meglio così!"
    Le parole di Jen sono semplicemente melodia per il mio spirito e sorridendo la ringrazio muovendo leggermente il capo; sono pronta a ricominciare ed a riprendere in mano la mia vita.
    La giornata è cominciata e sistemo i primi scaffali, ma subito il campanello d'ingresso suona e mi volto verso il cliente con un sorriso nascosto per troppo tempo.
    Una morbida chioma castana invade il mio campo visivo e due meravigliosi occhi smeraldo mi guardano con allegria, il sorriso dell'uomo sulla trentina mi riempie il cuore di entusiasmo e con delle semplici parole distrugge ogni tristezza accumulata nella notte.
    "Buongiorno, vorrei comprare un volume sulla Dimensione Onirica. Per caso può consigliarmi qualche titolo? La ringrazio in anticipo, signorina Clara."
    "Timothy... tu..."
    Questo non è un sogno e non è nemmeno un'allucinazione, lui è proprio qui di fronte a me ed è reale quanto i miei sentimenti per lui. Riesco a sentire il suo profumo e posso tranquillamente sfiorare la sua pelle candida; sono felice e finalmente ho di nuovo il mio compagno folle.
    "Beh... potrei consigliarle "L'interpretazione dei Sogni" del famoso Freud, sicuramente sarebbe di suo interesse, signor Dreamer."
    Gli sorrido e mi volto per andare a recuperare il volume da me citato, sorridendo tra me e me per l'argomento di base del nostro discorso; sicuramente lo ha fatto apposta, proprio come ogni cosa che decide di fare, anche se da fuori può sembrare del tutto casuale.
    "Ah, un ultima cosa! Lei è molto più bella quando sorride."
    Lo fisso incredula e mi lascio invadere dal dolce calore generato da quell'affermazione così inaspettata e tanto desiderata. Nel mondo reale è molto meno folle di quanto non sembri e questo lo rende molto più attraete del previsto; non posso negare quello che sto provando.
    "Grazie..." sussurro imbarazzata.
    Per merito di quel folle la mia vita sta cambiando ed in tutta questa follia ho soltanto una certezza che mi mantiene con i piedi saldi al suolo: la vecchia Clara è finalmente tornata e non se ne andrà facilmente; perché questo è ciò che voglio, perché questa è la mia vita.


    Spazio dell'autrice: Ed eccoci qui alla fine! Se siete sopravvissuti avete appena letto la mia one-shot più lunga! XD Ok, ora vorrei definire alcuni dettagli: la struttura delle dimensioni, i nomi ed i vari "carburanti", sono tutti elementi inventati da me, così come la "macchina per la nebbia". Come avrete notato questa narrazione ha una certa nota Steampunk, io amo questi dettagli.
    Il nome del viaggiatore è Timothy Dreamer: ho scelto questo nome perché mi ricordava molto "Tremotino" (sì, mi sono ispirata a lui per questa storia, proprio al mio amato Tremotino che compare in "Once Upon A Time") e gli ho dato quel cognome proprio per creare un'analogia con il suo "lavoro", infatti significa "sognatore". Ho invece deciso di non fornire una descrizione fisica per Clara per far immedesimare meglio il lettore e trascinarlo così nella storia!
    Per concludere, la frase "il primogenito della sua vita" si riferisce al rapporto d'amore che sta per nascere e si basa proprio sullo "status" di lui (ovvero il fatto di essere il primo figlio). Come avrete potuto leggere nella nota iniziale, questa storia è dedicata alla mia amica Hanna, alla quale avevo promesso una sorpresa inaspettata e dunque eccola qua! Un ringraziamento speciale va a Donnie, mia carissima amica, che mi ha sostenuto per tutta la stesura della storia ed è diventata la mia speciale "beta d'idee" per questa occasione. Lei è riuscita a togliermi ogni dubbio ed ogni preoccupazione, aiutandomi così a scegliere le ipotesi migliori. Grazie Donnie! <3
    Spero davvero che vi sia piaciuta e se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio a tutti! Grazie di seguirmi e di appoggiarmi <3
     
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